Venerdì 6 dicembre 21.30
Nadie quiere la noche
Un film di Isabel Coixet con Juliette Binoche, Rinko Kikuchi, Gabriel Byrne, Orto Ignatiussen, Matt Salinger. Drammatico, durata 118 min. – Spagna, Bulgaria, Francia 2015.
Inglese, Inuktitut, sottotitolato in italiano
UN VIAGGIO ATTRAVERSO LE ESPERIENZE DI DUE DONNE UNITE DAL DESTINO SULLO SFONDO GELIDO DELLA GROENLANDIA
Nobody Wants the Night si ispira a eventi realmente accaduti per raccontare la storia di Josephine Peary, una donna dell’alta società statunitense che nel 1908 decide di raggiungere il marito, l’esploratore Robert Peary, per condividere con lui il glorioso momento della scoperta del Polo Nord.
Il film segue l’epico viaggio di Josephine in uno dei luoghi più inospitali al mondo, le sue avventure e il suo incontro con Allaka, una donna Inuit che influenzerà fortemente le sue rigide idee sul mondo e sulla vita.
Nobody Wants the Night è una storia di avventure, scoperte, dolore, sopravvivenza e, soprattutto, d’amore, che la regista così descrive: «Ricordo il freddo, la nebbia e i momenti di tensione che aumentavano i problemi durante le riprese. Ricordo le estreme condizioni climatiche, i cani da slitta che non obbedivano a nessuno e i momenti in cui, dopo quattordici ore di attesa tra bufere di neve e temperature sotto gli 8 gradi, mi chiedevo chi me l’avesse fatto fare di gettarmi a capofitto nel progetto, consapevole sin dall’inizio delle difficoltà logistiche e tecniche che avrei dovuto affrontare. La verità però è che di fronte alla bellezza della sceneggiatura e alla sua originalità non ho saputo resistere, conservando sempre la stessa passione di quando un pomeriggio lessi il copione di Barros. Ogni sforzo è stato ripagato quando ho ricevuto l’invito dal Festival di Berlino, un festival che per me rappresenta molto e che ha contribuito al mio essere regista. Nobody Wants the Night è stato scelto come film d’apertura e ciò mi ha provocato un misto di emozioni, nervosismo, paura e gioia, in grado di farmi dimenticare il freddo, la stanchezza e i problemi delle riprese».
(Recensione tratta da Filmtv.it)
Venerdì 13 dicembre 21.30
JAUJA
Un film di Lisandro Alonso con Viggo Mortensen, Diego Roman, Ghita Nørby, Mariano Arce, Viilbjørk Malling Agger. Drammatico, durata 108 min. – Danimarca, USA, Argentina, 2014.
Spagnolo, danese, francese, sottotitolato in italiano.
ALONSO CONFERMA LA SUA RICERCA ESISTENZIALE PER IL TRAMITE DEL CINEMA E FA TAPPA NEL WESTERN.
- In un avamposto sperduto nel deserto al fondo della Patagonia, il capitano danese Gunnar e la figlia di quindici anni Ingeborg sono di stanza sulla costa, con pochi uomini dell’armata argentina impegnata nella campagna di genocidio degli indigeni. Unica femmina del luogo, adocchiata da un ufficiale, Inge scappa invece nottetempo con un soldato semplice. Gunnar parte, allora, solitario a cavallo, alla sua disperata ricerca.
Jauja è il nome di una leggendaria terra di abbondanza e felicità, per cercare la quale tanti esploratori hanno perduto il cammino e non hanno mai fatto ritorno. Dove sono finiti? Dove finiamo tutti, per poi fare ritorno, per vie misteriose? L’ultimo viaggio di Alonso, sceneggiato dal poeta argentino Fabian Casas, recupera la materia primigenia del cinema, la sua magia fotografica, il muto, il mascherino, l’assenza di direttive narrative imposte, che lascia spazio allo spettatore, lo ingloba nel processo creativo.
Viggo Mortensen si mette con straordinaria disponibilità al servizio di questo sogno in movimento, splendidamente fotografato da Salminem. Compagno ideale di Didi e Gogo, in attesa di Godot, il personaggio interpretato da Mortensen abbandona, però, ad un certo punto, la stasi dell’attesa e intraprende un cammino sorprendente nel quasi nulla, che ricorda l’esodo dei coloni di Kelly Reichardt in “Meek’s Cutoff”. E qui Alonso offre una grande prova di regia, riprendendo il vuoto con gentile insistenza finché il momento, ogni momento, si fa impercettibilmente pieno.
Il regista di Fantasma e Los Muertos continua ad esplorare la terra di mezzo tra la carne e lo spirito (e il sangue e il simbolo), una terra che unisce due continenti solo apparentemente agli antipodi (come la Danimarca e l’Argentina) ma in verità contigui, per non dire sovrapposti, dissolti -per usare un termine filmico- l’uno nell’altro. Al punto che la vita si dipana nel ritrovamento di tracce dell’altrove, in questo film più che mai.
Chi conosce la sua opera fin qui, amerà anche quest’incursione nel western esistenziale, che conferma la consuetudine del regista con l’universo dell’onirico ma anche la visione del cinema come esperienza di conoscenza, ricerca concreta dell’intangibile, sconfinamento in una realtà più liquida e rivelatrice. Chi si accosta per la prima volta rimarrà preso tra l’interrogativo e la contemplazione: senza saperlo, al posto giusto. (Recensione di Matteo Berardini)
Venerdì 20 dicembre 21.30
BOI NEON
Un film di Gabriel Mascaro con Juliano Cazarré, Maeve Jinkings, Aline Santana, Carlos Pessoa, Vinicius De Oliveira. Drammatico, durata 101 min. – Brasile, Uruguay, Paesi Bassi, 2015.
Portoghese, sottotitolato in italiano.
GABRIEL MASCARO RIFLETTE SUI CAMBIAMENTI CULTURALI E SOCIOECONOMICI IN ATTO IN BRASILE, DANDO RESPIRO IN QUEST’OPERA AI SOGNI E ALLE ATTESE DI UOMINI E DONNE CHE VOGLIONO MIGLIORARE E CRESCERE
Brasile Nord Orientale, ai nostri giorni. Iremar lavora alle Vaquejadas, un rodeo dove due uomini a cavallo cercano di bloccare un toro tenendolo per le corna. Si tratta di un lavoro sporco e poco gratificante, ma Iremar ha ormai grande scioltezza nel preparare a accudire i tori. Il camion su cui trasporta gli animali da un luogo all’altro per gli spettacoli è la sua casa dove vive insieme ai colleghi, Gatere, ballerina esotica e madre di Cacà, ragazzina già aperta e sfacciata, e Ze, il tuttofare del recinto dei tori. Intorno il territorio cambia e la nascita di un commercio diffuso di abbigliamento suscita l’interessa di Iremar, appassionato di abiti e vestiti. Una ragazza che va in giro offrendo campioni di profumi suscita l’attenzione di Iremar, che ne è attratto e passa con lei una notte di forte passione…
È bello e forte questo cinema che si getta nella conoscenza di zone inedite o pochissimo frequentate, esplora territori quasi deserti ma vi colloca all’interno uno sguardo acuti e affilato su uomini e donne che vivono ai margini ma conservano grande consapevolezza di sé. “Ho voluto esplorare – dice Mascaro- colori e strutture che mostrano le contraddizioni dello sfruttamento e dei concetti di identità e di genere. E anche far capire e recenti cambiamenti socioeconomici e culturali”. Va detto che Mascaro dirige con cadenzata aggressività, alternando il racconto della vita quotidiana dell’eterogeneo gruppo con passaggi rivolti ad evidenziare i passaggi aspri, ostili, difficili di quella esistenza ai margini. Scavando nelle pieghe di una impossibile ‘normalità’ e dando respiro ai sogni e alle attese di uomini e donne che vogliono migliorare e crescere. Cornice ruvida, sensazioni oblique, sentimenti difficili da esprimere. Dalle giuste facce degli attori esce un quadro amaro ma non rassegnato. (Recensione di Massimo Giraldi)
Venerdì 27 dicembre 21.30
The Proposition
Un film di John Hillcoat con Tom Budge, Guy Pearce, Emily Watson, Ray Winstone, David Wenham, David Gulpilil. Azione, durata 104 min. Australia, Gran Bretagna 2005.
Inglese, sottotitolato in italiano.
UN WESTERN AUSTRALIANO IN CUI SI CONFRONTANO UOMINI E NATURA
Fine Ottocento, Outback australiano: il capitano Stanley cattura Charlie e Mike, due dei quattro fratelli Burns, fuorilegge responsabili di stupri e omicidi, e fa un patto con Charlie: la testa di Arthur, il fratello maggiore, principale ideatore ed esecutore delle efferatezze, in cambio della grazia per lui e Mike. Charlie accetta ma la proposta di Stanley non è gradita ai superiori che vogliono, invece, eliminare tutta la banda.
Prima della proiezione i volontari della casa del Popolo prepareranno una cena a contributo – info e prenotazioni 055-697007 |
Il film, un western di atipica ambientazione australiana, è ben congegnato ed avvincente. Il suo merito più grande, però, è un altro: offrire uno spaccato di vita dei pionieri australiani. Mostra, infatti, la cocciutaggine e l’ottusità dei coloni inglesi, convinti di appartenere ad una civiltà superiore tanto da poter piegare ai propri ritmi una terra desolata ed inospitale, sottomettendo alle leggi di Sua Maestà la Natura e la popolazione aborigena.
Allo stesso tempo, il film mette in luce la solitudine e il senso di sconfitta che provano questi uomini nei confronti di una Natura che, al contrario degli inermi aborigeni, non può essere domata. I pionieri sono costretti a vivere in mezzo al nulla, in squallide casupole di lamiera, esposti ad un caldo torrido e a replicare meccanicamente uno stile di vita assurdo a quelle latitudini.
Emerge tra queste figure il capitano Stanley, unico, con la sua “proposta”, ad uscire da schemi predefiniti intuendo che, in un mondo primitivo, lealtà e rispetto della parola data stanno al di sopra di ogni legge. (Recensione di Carlo Andriani)