CinemAnemico, 7-14-21 e 28 ottobre 2016
“(i film indipendenti americani) vengono prodotti in un mondo ad ultra basso budget lontanissimo da quello dei blockbuster hollywoodiani; adottano strategie formali che abbandonano o smontano le convenzioni della lineare scorrevolezza tipiche dello stile classico hollywoodiano; offrono prospettive provocatorie su questioni sociali, una rarità a Hollywood ”.
(Geoff King, American Independent Cinema, London and New York: I.B. Tauris & Co Ltd, 2005)
Le rassegne di CinemAnemico 2016-2017 si aprono con un omaggio al cinema indipendente americano.
I film scelti sono quattro gioielli che esprimono tutte le caratteristiche dell’Indie: l’estetica, la denunzia sociale e il basso costo.
Si inizia venerdì 7 ottobre con Prince Avalance di David Gordon Green, il regista che, secondo alcuni recensori, avrebbe “rivoluzionato” il cinema indie americano degli ultimi anni. Prince Avalance è un piccolo capolavoro, dove l’estetica si combina con il contenuto. Sono belli i paesaggi (nonostante la brutta ferita di un incendio devastante), sono belli i due protagonisti nella loro diversità che all’inizio li pone agli antipodi ma che va progressivamente perdendo d’importanza con l’avanzare del film, della loro storia, della comprensione reciproca e quindi del consolidamento del loro rapporto. Tutta la storia ci viene raccontata con un tono leggero e quasi ironico che nulla toglie alla profondità del messaggio: dopo la distruzione c’è la ricostruzione… sempre…
La rassegna prosegue venerdì 14 ottobre con Tangerine di Sean Baker. Di questo film si è detto (giustamente) che è eccezionale perché interamente girato con tre iPhone5S, una app da otto dollari e un adattatore per lenti. Ma, naturalmente, la sua bellezza non sta soltanto in questa caratteristica. Il film ci trasporta, insieme a due prostitute transessuali e a tutto il loro contorno di clienti e protettori, in una Los Angeles prenatalizia, desolata e spoglia dove il mondo di quelli “per bene” che festeggiano il Natale e hanno una casa, una famiglia e un contorno sicuro e buono a cui tornare, sembra scomparso. Vedendo le due protagoniste aggirarsi nel loro universo di rabbia e di violenza parrebbe ovvio formulare nei loro confronti una condanna senza appello. Ma il film ci mette quasi subito in sintonia con quelle prostitute, si sentono la loro rabbia e la loro violenza ma anche la loro paura e la voglia di amore, amicizia e solidarietà e torna in mente e riecheggia nelle orecchie la strofa finale della Città Vecchia di Fabrizio de Andrè: “se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo…”
Venerdì 21 ottobre verrà proiettato Medeas di Andrea Pallaoro. Il regista riscrive, scambiando i ruoli tra donna e uomo e ambientandola nella campagna rurale americana, la tragedia di Euripide. Il risultato è un film epico, sulla solitudine in cui spesso la famiglia viene lasciata a vivere le proprie difficoltà (la siccità che mette in crisi la gestione dell’azienda agricola del capofamiglia ha sicuramente anch’essa un ruolo nella sua follia). La famiglia e il paesaggio sono i protagonisti di questo splendido film. Una famiglia (padre, madre e cinque figli) che cerca una serenità negata con un patriarca duro, forse ottuso, ma anche capace di amore… che si arrende, alla fine, al fallimento dei suoi sentimenti. Durante la visione si resta avvinti dal susseguirsi delle scene, la cui bellezza è acutizzata dai dialoghi scarni. Ci si perde nei primi piani… inquietudine e rabbia si alternano negli sguardi sia dei grandi sia dei piccini. Vi sono anche rancore (a volte) smarrimento (più spesso) e tanta malinconia. E’ una storia cruda della quale conosciamo la conclusione. Ma “va detto che Medeas ci sarebbe piaciuto anche se non avesse avuto una storia: ha una purezza visiva tale da far felici gli occhi. Però una storia ce l’ha e non passa invano nemmeno quella” (cit. da Cinematografo.it, Gianluca Arnone).
Il ciclo si conclude il 28 ottobre con il bellissimo e inquietante Johnny 316 – Hollywood Salomé di Erick Ifergan.
Come nel film della settimana precedente anche Ifergan prende spunto da un dramma già scritto, il Salomè di Oscar Wilde, e lo trasporta nella moderna Hollywood. Nel film abbondano le citazioni dell’opera di Wilde non meno dei riferimenti religiosi (John 3:16 è un versetto del Vangelo secondo Giovanni: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”). Le splendide interpretazioni dei due protagonisti (uno strabiliante Vincent Gallo nel ruolo del predicatore e la non meno coinvolgente Nina Brosh che interpreta la giovane innamorata) ci tengono incollati alla sedia incantati dai volti e dalle loro espressioni.
Johnny 316 potrebbe sembrare un film sull’amore o un film sulla religione e sui suoi fanatismi oppure, per certi versi, un film sulla condizione delle donne ma, alla fine, non è altro che è un bellissimo film che ci parla dell’essere umano….
Proiezioni presso la Casa del popolo di Settignano, ore 21.30. Ingresso riservato ai soci.
Per maggiori info:
www.cinemanemico.net
cinemanemico@yahoo.it
INDIE-PENDENCE DAY (RASSEGNA DI CINEMA INDIPENDENTE NORD AMERICANO)
Venerdì 7 ottobre 21.30
Prince Avalanche
Un film di David Gordon Green. Con Paul Rudd, Emile Hirsch, Lance Le Gault, Joyce Payne, Gina Grande. Lynn Shelton, Larry Kretschmar, Enoch Moon, David L. Osborne Jr., Danni Wolcott, Morgan Calderoni, Savanna Porter, Juniper Smith Commedia, – USA 2013
Un film che racconta molto con poco. Assurdo, tenero e liberatorio
Un road-movie a passo d’uomo. Questo è Prince Avalanche, il lento percorso di due persone agli antipodi lungo una sperduta strada texana, attorniata solo da case incenerite e alberi spogli. Due persone che si conoscono appena, e non si apprezzano affatto. Due persone, a loro modo, solitarie, e forse ancora più sole nei momenti in cui sono in compagnia l’una dell’altra. Ma la loro è un’opera di ricostruzione. Della strada, che lentamente percorrono disegnando linee tratteggiate, e della propria vita, che bruscamente interrompono per iniziare questo percorso. David Gordon Green, dopo una serie di film improntati sulla demenzialità, torna a raccontare il profondo sud degli Stati Uniti con un film che fa dei paesaggi e dei silenzi i personaggi comprimari dei due protagonisti, senza però perdere una certa vena comica. Merito anche dei due bravissimi attori, con un Emile Hirsch sempre più in versione giovane Jack Black e Paul Rudd finalmente alla prova con un testo che supera le banali commedie romantiche in cui spesso è impiegato. Senza dimenticare l’avvolgente colonna sonora, che il compositore preferito da Green, David Wingo, ha scritto insieme agli Explosions in the Sky.
Venerdì 14 ottobre 21.30
Tangerine
Un film di Sean Baker. Con Kitana Kiki Rodriguez, Mya Taylor, Karren Karagulian, Mickey O’Hagan, James Ransone. Alla Tumanian, Luiza Nersisyan, Arsen Grigoryan, Ian Edwards, Clu Gulager, Ana Foxx, Scott Krinsky Drammatico, durata 89 min. – USA 2015
Un buddy movie ad altezza di marciapiede che cattura la fluidità dei movimenti rapidi e trova un’intimità autentica con gli attori
C’è un film che ha lasciato tutti a bocca aperta al Sundance Film Festival 2015. Si chiama “Tangerine” e colpisce non tanto per il tema (la storia di un gruppo di prostitute transessuali in una Los Angeles satura di colori) quanto per i mezzi con cui è stato girato. Il regista Sean Baker ha infatti utilizzato 3 iPhone5S, una app da otto dollari che si chiama FilmicPro e un adattatore per lenti per trasporre al meglio le immagini sul grande schermo. A questi mezzi si aggiunge una steadycam, scelta per dare stabilità ad alcune riprese.
“È stato sorprendentemente facile. Non abbiamo perso filmati, è stato tutto molto agevole”, ha affermato Baker. “Gli iPhone sono risultati ottimi partner. Tuttavia, anche se si ha una mano ferma, qualche ripresa verrà sempre mossa. Per questo motivo abbiamo utilizzato in alcuni casi la steadycam. Inoltre, se non avessimo avuto a disposizione una serie di lenti anamorfiche Moondog Lab da adattare all’iPhone, non avremmo avuto lo stesso effetto. Il mio obiettivo primario era fare un film con standard cinematografici”.
Venerdì 21 ottobre 21.30
Medeas
Un film di Andrea Pallaoro. Con Catalina Sandino Moreno, Brian F. O’Byrne, Mary Mouser, Ian Nelson, Maxim Knight. Jake Vaughn, Kevin Alejandro, Patrick Birkett, Angel Amaral, Tara Buck Drammatico, durata 97 min. – Italia, Messico 2013
Pallaoro, alla sua opera prima, declina al maschile la tragedia di Euripide, esplorando le debolezze dei suoi personaggi
Nella campagna rurale americana Ennis e Christina vivono coi loro cinque figli. Esigente coi ragazzi e votato a Dio e al lavoro, Ennis trascura la giovane moglie che allaccia una relazione clandestina. Tra una canzone ascoltata in cuffia e una rivista erotica, Ruth e Micah sperimentano intanto la loro adolescenza, sognando un altrove dove vivere i loro primi turbamenti. Assillato dai problemi economici e dalla gelosia per Christina, che elude le sue attenzioni, Ennis compra un televisore nel tentativo di distendere gli animi e riportare l’equilibrio in famiglia. L’ennesimo rifiuto della moglie, a cui reagisce con una tentata violenza, lo getta nel più profondo sconforto. Una domenica, caricati i figli in auto e incassata la determinazione di Christina a restare a casa, fa visita al vecchio padre da cui si congeda molto presto mettendo in atto il suo folle piano. Intanto Christina, consumato un altro amplesso dentro il suo vestito nuovo, li attenderà per cena e per tutta la vita.
Opera prima di Andrea Pallaoro, regista italiano che vive e lavora negli States, Medeas declina al maschile la tragedia di Euripide, inscenando un padre reso pazzo dal negarsi dell’amata, diventata per questo ossessione, nemica e persecutrice. Se la storia è nota, inedito è lo svolgimento che si sottrae alla linearità del racconto, dispiegandosi in quadri e dentro a un paesaggio rurale abbagliante e rarefatto, in cui si muove una famiglia intesa come entità a se stante e priva di qualsiasi legame con il resto della società. L’apparente armonia del prologo si rompe attraverso la rivelazione di verità nascoste, che determinano conflitti insanabili e investono le azioni dei personaggi di un andamento quasi rituale.
La depressione che tormenta il capofamiglia appassisce giorno dopo giorno figli e consorte, invecchiandoli e avvicinandoli alla morte e all’epilogo tragico. Pallaoro non sentenzia sui suoi personaggi, esplorandone le debolezze e confrontandoli con una natura di infinita bellezza. Il suo sguardo, dominato da un diffuso senso di fatalismo, attiva un interessante rapporto con il fuori campo, producendo un’abulia diffusa, una mancanza di slancio, una caduta tendenziale del desiderio che dal genitore si allarga alla moglie e ai figli, in cerca di una passione propria, che sia un fidanzato, un cane, un abbraccio, un amplesso. L’esperienza depressiva del padre riduce i soggetti a oggetto e insinua in seno alla famiglia una tensione destinata a implodere. Se i ragazzi e Christina reagiscono con sentimento all’altro, Ennis si ritira di fronte al mare aperto della vita, raccogliendo la famiglia, e di fatto vincolandola, attorno a un vecchio televisore, che sostituisce il mondo e supplisce la mancata connessione alla realtà. La regia di Pallaoro è abile a concepire e circoscrivere il vuoto che inghiotte il padre di Brían F. O’Byrne, sempre più separato dalla verità e scisso dalla moglie che punisce con un gesto estremo e innaturale.
Le problematiche affettive sollevate da Medeas trovano piena corrispondenza nelle immagini che ‘tagliano’ l’orrore finalizzato alla distruzione della relazione tra madre e figli. Rivendicando un diritto di proprietà assoluto (di vita e di morte) sulla propria prole, Ennis uccide senza che il mondo intorno finisca con la sua vita e il suo esecrabile narcisismo.
Venerdì 28 ottobre 21.30
Johnny 316
(Hollywood Salome)
Un film di Erick Ifergan con Vincent Gallo, Nina Brosh, Seymour Cassel, Eyal Doron, Louise Fletcher, Francis Milton, Gregory Wood e Melissa van der Schyff [1998].
Johnny 316 (aka Hollywood Salome) è un film di Erick Ifergan con Vincent Gallo, Nina Brosh, Seymour Cassel, Eyal Doron, Louise Fletcher, Francis Milton, Gregory Wood e Melissa van der Schyff [1998]. Ispirato al Salomè di Oscar Wilde, Johnny 316 mette in scena un predicatore di strada (Vincent Gallo) e una giovane parrucchiera (Nina Brosh) in una Hollywood moderna. Dopo aver perso il lavoro, la donna scorge il giovane messaggero di Dio e immediatamente soccombe al suo fascino. Inizia a seguirlo e cerca di convincerlo a cedere a questa nuova storia d’amore.