L’infanzia nuda
(rabbia e gioia che covano dentro un’anima fragile)
Casa del popolo di Settignano, 16-23-30 ottobre, 6-13-20-27 novembre e 4-11-18 dicembre 2015
“Si conseguimos que una sola generation crezca libre, tan solo una sola generation, ya nadie les podrà arrancar nunca la libertad, nadie les podrà robar ese tesoro”
Le rassegne di CinemAnemico alla Casa del popolo di Settignano quest’anno si aprono proponendo un lungo ciclo sul tema dell’infanzia. Come già nella rassegna “Ragazzi in cammino”, realizzata nello scorso autunno, sono stati scelti film che narrano storie di bambini, o di ragazzi e ragazze sulle soglie dell’adolescenza, le cui vite invece di essere caratterizzate dalla levità che dovrebbe essere tipica di quel periodo dell’esistenza, sono appesantite dalle brutte eredità del mondo degli adulti.
I giovani protagonisti di questi film devono quindi fare i conti con la violenza delle guerre, con le disuguaglianze sociali, con l’abbandono. Le loro storie, ambientate in svariati paesi (Giappone, Burkina Faso, Regno Unito, Kazakhistan, Stati Uniti, Georgia, Messico, Cile, Spagna) ci daranno anche l’occasione di un bellissimo viaggio virtuale attraverso il mondo.
Ma non dobbiamo aspettarci soltanto brutture e amarezza da questo ciclo; al contrario, i film sono stati scelti come di consueto non solo per il loro contenuto di informazione e/o di denuncia, ma soprattutto per la maestria dei registi che li hanno girati, quindi anche quei film il cui contenuto è indiscutibilmente triste alla fine ci faranno uscire dalla sala con la sensazione di avere assistito, nonostante tutto, a qualcosa di bello.
Abbiamo quindi davanti a noi una serie di dieci film in cui la bellezza si accompagna alla consapevolezza. E spesso i sorrisi e le fantasie dei protagonisti ci daranno un appiglio per ritrovare un po’ di fiducia nel futuro dell’umanità.
Venerdì 16 OTTOBRE 21.30
Kiseki
un film di Hirokazu Koreeda, con Kôki Maeda, Ohshirô Maeda, Hiroshi Abe, drammatico, durata 128 min. – Giappone 2011
Giapponese sub.Ita
Piccola, grande storia di formazione, fatta di quelle attese e gesti quasi invisibili carichi di emozioni che il magnifico cinema di Koreeda, per la quarta volta al festival basco, continua a regalarci, Kiseki (I Wish) è di nuovo un film che colpisce dritto al cuore e che, attraverso un campanello rubato alla bibliotecaria come pegno d’amore o la maglietta indossata per riportare indietro il sogno di una famiglia che non c’è più e forse non sarà mai più, racconta il miracolo quotidiano della vita. E il suo gioco infinito dove non si può far altro che perdersi, con gli occhi di un bambino. Ecco allora che, per non cedere al dolore della solitudine, ai lutti quotidiani che ricoprono di cenere l’esistenza, bisogna vivere fino in fondo la propria avventura alla ricerca di un momento magico dove riposare, e andare lontano, là dove ci portano i desideri e il cinema. Solo così diventa possibile resistere e continuare il cammino. Senza fermarsi, cadendo e rialzandoci, mentre una volta ancora ci raccontiamo una storia. La nostra storia.
Venerdì 23 OTTOBRE 21.30
Ratcatcher
un film di Lynne Ramsay, con Tommy Flanagan, Mandy Matthews, William Eadie, drammatico, durata 94 min. – Regno Unito, 1999
Inglese sub.Ita
Immaginatevi un quartiere degradato all’inverosimile, affollato di famiglie che vivono in abitazioni fatiscenti al cui interno è facile incontrare topi di tutte le dimensioni. All’esterno, invece, il panorama offre immondizia su immondizia, sacchi di spazzatura tra cui giocano i bambini e un canale ricco di sporcizia e detriti, pericoloso più di quanto non dica la quieta apparenza. Non siamo in una città del così detto terzo mondo, ma in un sobborgo periferico di Glasgow, nel 1973. Ratcatcher, letteralmente l’acchiappatopi, è l’opera prima, datata 1999, della poco prolifica ma assai dotata regista scozzese Lynne Ramsay, recentemente tornata al lungometraggio con il fascinoso e inquietante “…E ora parliamo di Kevin”, la quale ci racconta con gelido realismo, attraverso il punto di vista di James, un ragazzino di dodici anni, la difficile e desolante condizione sociale in cui versava solo quarant’anni fa l’estrema periferia della città scozzese.
Il cinema britannico torna ciclicamente a raccontare il degrado della periferia (sotto)proletaria ai margini dei grandi centri urbani, e nel solco della lezione di Ken Loach e Mike Leigh lo fa affidandosi al crudo realismo delle immagini delle rovine morali e materiali che i governi spesso hanno occultato nell’intento di anestetizzare popoli assuefatti da messaggi mediatici – subliminali e non – votati all’opulenza, al consumo, al miraggio di un benessere definitivo e perdurante. Inutile richiamare l’odierna realtà delle città d’Europa come contraltare critico facile facile alla disinformazione indotta che ha alimentato le illusioni dei popoli occidentali, non è questo il punto o lo è solo marginalmente, analizzando questo tipo di cinema. Il film d’esordio della Ramsay, crudo e realistico come pochi altri, va oltre l’evidenza delle pur doverose generalizzazioni critiche, per presentare allo spettatore un contesto di povertà assoluta e senza ritorno, senza redenzione e senza riscatto, senza speranze e senza sogni: senza possibilità di salvezza.
Venerdì 30 OTTOBRE 21.30
Machuca
un film di Andrés Wood, con Matías Quer, Ariel Mateluna, Manuela Martelli, Federico Luppi, Aline Küppenheim, Ernesto Malbran, drammatico, durata 120 min. – Cile 2004
Spagnolo sub.Ita
Cile, 1973. Ponzalo Infante e Pedro Machuca sono due bambini di 11 anni che vivono a Santiago, il primo in un quartiere agiato e il secondo in un sobborgo abusivo recentemente costruito poco distante: due mondi separati da una grande muraglia invisibile che alcuni, mossi dal sogno di un mondo migliore, vorrebbero abbattere. Uno di questi sognatori è il direttore di un collegio religioso privato, padre McEnroe, che con l’aiuto dei genitori accoglie nel collegio i bambini di entrambi i quartieri, insegnando loro a rispettarsi reciprocamente. Per questo motivo Pedro e Ponzalo frequentano la stessa classe, e tra i due nasce un’amicizia piena di scoperte e di sorprese. Ma questo intento di aggregazione si scontra con le difficoltà oggettive derivanti dal clima di aperto scontro sociale che regna in Cile a quell’epoca. Un film che sa parlare dei ragazzi e del contesto politico prendendo posizione ma con un profondo rispetto per i temi trattati.
Venerdì 6 NOVEMBRE 21.30
Susa
un film di Rusudan Pirveli, con Gia Gogishvili, Ekaterine Kobakhidze, Avtandil Tetradze, drammatico, durata 80 min. – Georgia, 2010
Georgiano sub.Ita
La complicata esistenza di un giovane ragazzo che vive nei dintorni di Tbilisi, Georgia.
Degrado sociale, soprusi, povertà, istituzioni (più o meno) assenti, socializzazione ridotta all’osso… poco spazio per qualunque barlume di speranza.
Lungometraggio di purissimo stampo neorealista che dipinge una realtà sociale assai deprimente, o meglio, priva di qualunque aspetto positivo. Non c’è tempo per concedersi un po’ di svago poiché l’estrema povertà nella quale sono sommerse le persone non lo consente. Bisogna per forza di cose vivere alla giornata. Non vi è un attimo di respiro. Si deve lavorare per mangiare. Quindi via le chiacchiere, via le lacrime, via la musica, via la rabbia che potrebbe scaturire da un sentimento di rivalsa sociale. Non vi è spazio per tutto ciò.
Ogni minimo sforzo va concentrato al fine di “tirare avanti la baracca”… e di baracche è costituto il paesaggio in cui vaga Susa, il protagonista. Egli è vittima di raggiri e talvolta lavora per una distilleria illegale (nella quale è già impiegata la madre) allo scopo di racimolare qualche soldo extra che in ogni caso utilizzerebbe per la propria famiglia.
Il padre lavora fuori città e lo si intravede soltanto in un secondo momento. Viene rispettato in quanto figura maschile che dovrebbe portare il cibo in casa ma non si comprende bene quanto sia in grado di aiutare la sua stessa famiglia.
In questo contesto si muove il giovane Susa, che ogni giorno copre a piedi lunghe distanze immerso in scenari spogli di vita, in cui la natura è arida, in cui regnano le case abbandonate e/o edifici ricchi di metallo arrugginito.
Grigiore esistenziale all’ennesima potenza, in sintesi.
Trattasi di un film relativamente corto (poco più di un’ora di durata), dallo stile decisamente minimalista e nel quale le battute rappresentano un semplice contorno. Chi cerca forti emozioni, urla e disperazione infernale ne rimarrà probabilmente deluso. Ciò che scorgiamo è una delle tante situazioni di cui magari si parla di rado, forse in qualche documentario televisivo in seconda serata. Però è una realtà che continuerà a esistere, seppur nel dimenticatoio.
Venerdì 13 NOVEMBRE 21.30
Serata speciale sull’Africa, in collaborazione con Avventure nel Mondo, con la presenza di Raffaele Masto, giornalista e scrittore.
Twaaga
un film di Cédric ido – Burkina faso, 2013
Francese sub.Ita
Ouagadougou, 1987. Manu, otto anni, è appassionato di fumetti in particolare quelli di Chahut, il suo eroe preferito. Sono gli anni in cui il giovane presidente del Burkina Faso, Thomas Sankara , sta rivoluzionando la politica e l’economia del paese contro l’imperialismo occidentale. Quando il fratello più grande , Albert, va dallo stregone per diventare invincibile, Manu comincia a chiedersi se i superpoteri esistano veramente nella vita reale.
Venerdì 20 NOVEMBRE 21.30
Jess + Moss
un film di Clay Jeter, con Sarah Hagan, Austin Vickers, Haley Strode, drammatico, durata 83 min. – Stati Uniti, 2011
Inglese sub.Ita
Una perfetta combinazione di immagini, suoni e parole è la grammatica alla base di Jess + Moss, poetico racconto sulla condivisione di esperienze presenti, in cui il passato e la memoria di esso hanno particolare rilevanza. La ragazza quasi grande e il ragazzino che inizia a crescere condividono le giornate d’estate nelle campagne del Kentucky: gli anni che li separano si sentono nel diverso peso dei silenzi, dei gesti, dell’approccio agli oggetti, delle rovine materiali ed emotive che li accomunano. Jess e Moss dialogano e litigano molto, tra piccole crudeltà, cianfrusaglie da scoprire e nastri da riavvolgere e risentire all’infinito nell’impossibile tentativo di ricostruire ognuno il perché della propria solitudine “qui e ora”. Il percorso di crescita “asincrona” avviene attraverso differenze che ruotano intorno agli stessi oggetti e alle stesse ossessioni, e si arricchisce nel confronto e nello scontro tra l’infanzia e l’adolescenza, supportato dal tentativo riuscito di usare le possibilità dell’immagine e della composizione cromatica in modo meno convenzionale. Jess + Moss è una toccante raffigurazione del momento delicato della formazione della propria individualità anche quando ogni riferimento è perduto; un inno all’amicizia e al diritto di sapere e capire, poco importa a quale età.
Venerdì 27 NOVEMBRE 21.30
Uroki garmonii
un film di Emir Baigazin, con Timur Aidarbekov, Aslan Anarbayev, Mukhtar Andassov, drammatico, durata 120 min. – Kazakistan, 2013
Kazako – Russo sub.Ita
Uroki garmonii dona allo sguardo un’esperienza unica, estrema, spesso fastidiosa – come lo sporco sopravvivere, come lo stare al mondo per coloro che non sanno adattarvisi.
La ribellione di Aslan a quella crudeltà e a quella violenza che impregnano l’esistenza umana come veleno è in realtà un urlo in un cuscino, un morso profondo dato all’aria.
La banalità del male, che in qualche modo perdura e si rigenera anche se di fatto non vince, è tutta nella spavalderia e nell’arroganza di Bolat, delinquente imberbe interpretato da Aslan Anarbayev – probabilmente più memorabile dell’attore principale; e, in parte, come amaro sul fondo del palato, si trova nel clima sospeso e lirico della devastante conclusione.
Dal primo all’ultimo fotogramma, traduce il tutto in versi della macchina da presa la regia di Baigazin con l’irrinunciabile, preziosissimo contributo fotografico di Aziz Zhambakiyev: ammirata ed ammirevole lezione d’armonia e d’eleganza.
Venerdì 4 DICEMBRE 21.30
La lengua de las mariposas
un film di José Luis Cuerda, con Manuel Lozano, Fernando Fernán Gómez, Uxía Blanco, drammatico, durata 96 min. – Spagna, 1999
Spagnolo sub.Ita
Per Moncho questo è un anno idilliaco: inizia la scuola, gli insegnanti sono fantastici, si fa un amico a Roque, inizia a scoprire i misteri dell’eros, e col fratello più grande, un appassionato di saxon, forma un gruppo musicale. Ma è anche l’anno in cui la Repubblica spagnola viene presa di mira dai ribelli fascisti. Il papà di Moncho è un repubblicano, così come il suo vecchio insegnante, don Gregorio. La violenza e la guerra cambieranno i sogni di una vita appena sbocciata….
Venerdì 11 DICEMBRE 21.30
Innocent Voices
un film di Luis Mandoki, con Carlos Padilla, Leonor Varela, Xuna Primus , drammatico, durata 120 min.
– Messico, 2005
Spagnolo sub.Ita
Chava è un ragazzo di 11 anni ed è costretto a crescere in fretta nel suo Paese, il Salvador, insanguinato da una feroce guerra civile. Sono gli anni ’80, tutti gli abitanti dei villaggi, soprattutto di quelli più sperduti e poveri, sono considerati dall’esercito dei possibili guerriglieri. Gli attacchi improvvisi, le perquisizioni e gli arresti da parte delle forze governative accadono giorno e notte senza tregua. Si diffonde il fenomeno dei bambini soldato: l’esercito, per avere nuove leve, prende a rastrellare e ad arruolare, nelle scuole e nelle abitazioni private, i bambini che abbiano compiuto 12 anni. Il film racconta una dolorosa pagina della storia recente attraverso lo sguardo di Chava che a 11 anni è già capo famiglia e si accolla la responsabilità
di vegliare sulla madre e i fratelli. Nel film è raccontata la storia vera di Oscar Torres, rifugiatosi adolescente in Messico, autore del soggetto e della sceneggiatura.
Venerdì 18 DICEMBRE 21.30
El Bola
un film di Achero Mañas, con Juan José Ballesta, Pablo Galán, Alberto Jiménez, drammatico, durata 88 min. – Spagna 2000
Spagnolo sub.Ita
Opera prima del regista spagnolo Achero Manas. El bola (la biglia) è il soprannome col quale viene chiamato Paolo, dodici anni, per via della piccola sfera di metallo che porta sempre con sé. Vessato dalle quotidiane violenze del padre, rispettabile commerciante, il ragazzino riuscirà ad acquisire fiducia e sicurezza in se stesso grazie all’amicizia col coetaneo Alfredo, che ha alle spalle una famiglia molto meno convenzionale di quella di Paolo (il padre di Alfredo è un maestro di tatuaggi) ma molto più capace di trasmettere affetto e comprensione. Il film, semplice e lineare, ha il pregio di raccontare una storia di denuncia sociale con i giusti termini, senza eccedere in drammi e tragedie.
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