cdpsettignano
Via San Romano 1 Firenze
IL MESE DELLA MEMORIA
Categories: CinemAnemico

CASA DEL POPOLO DI SETTIGNANO

                                                                        VIA SAN ROMANO 1 FIRENZE

 

RASSEGNA DI CINEMA POCO VISIBILE……….

 

in collaborazione con

centro documentazione Carlo Giuliani

Apericinema       20.00

                        Proiezione film     21.30

  IL MESE DELLA MEMORIA

ALTRE STORIE DI UOMINI , DONNE , BAMBINI E DEI LORO CARNEFICI

 

« Quando arriva la conoscenza, arriva anche la memoria »
(Gustav Meyrink)

Otto film, otto registi, un’unica collocazione storica (L’Europa nell’arco di anni che va dall’ascesa al potere di Hitler fino al periodo immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale), un unico filo conduttore (la guerra).

 

Il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz,  si celebra in Italia e nel mondo la giornata della memoria con commemorazioni perlopiù dedicate al ricordo della persecuzione dei nazisti nei confronti degli ebrei.

 

Prendendo spunto da questa data, in gennaio alla Casa del popolo di Settignano, CinemAnemico, in collaborazione con il Centro documentazione Carlo Giuliani, propone – attingendo come di consueto a opere di qualità, poco o per niente distribuite in  Italia –  un ciclo di film  che raccontano anche storie di rom, di omosessuali ,minoranze entolinguistiche e di tutti coloro che hanno subito  le conseguenze della follia delle guerre e dei totalitarismi. Non soltanto ebrei, quindi, e non soltanto le responsabilità della Germania di Hitler, ma anche della Francia, dell’Italia, dell’Urss, e così via.

Il messaggio di questo ciclo potrebbe apparire scontato: conoscere per non dimenticare e non dimenticare perché la storia non si ripeta.  

Ma non lo è. Quanti sono i popoli che hanno saputo trarre questo insegnamento? Dopo le atrocità del secolo scorso, proseguite in varie maniere anche dopo la fine della guerra, dopo tanta morte e dopo tanta sofferenza, si potrebbe pensare “mai più”. Ma mai come ora un tale pensiero appare irrealistico. “Mai più”? Andiamo in Palestina, andiamo in uno dei tanti paesi africani dilaniati da un conflitto, andiamo in Afghanistan, andiamo…., andiamo….

 

E così, guardiamo questi film e riflettiamo su come potrebbe essere il nostro mondo se soltanto i popoli e i loro governi sapessero o volessero trarre un insegnamento dalla storia.

Buona visione.

Venerdì 4 gennaio KORKORO

(Francese,Romi, subtitle italiano)

Un film di Tony Gatlif , con Marc Lavoine, Marie-Josée Croze e James Thiérrée

Drammatico, durata 111 min. – Francia, 2009

Una famiglia di zingari è in viaggio attraverso la Francia durante la seconda guerra mondiale. Con loro c’è il piccolo Claude, un trovatello abbandonato dai genitori. Giunti nella zona dove tradizionalmente si fermano a lavorare per alcuni mesi nelle vigne, scoprono che le nuove leggi impediscono loro di condurre una vita nomade. Nonostante la protezione offerta loro dal sindaco Theodore e dalla maestra della scuola locale, vengono arrestati e internati, poi liberati di nuovo proprio grazie al sindaco, che offre loro una proprietà dove possono insediarsi. Ma il richiamo della vita nomade è troppo forte e radicato e il cambiamento appare insostenibile.

Sabato 5 gennaio

S’APPELAIT SARAH

(Francese, subtitle italiano)

Un film di Gilles Paquet-Brenner. Con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy. Frot, Gisèle Casadesus, Aidan Quinn, Natasha Mashkevich

Drammatico, durata 111 min. – Francia, 2010.

La Shoah raccontata con gli occhi di una ragazzina

di Roberto Nepoti La Repubblica

Alla più immane tragedia della Storia tocca, sullo schermo, una strana sorte: trovarsi in bilico tra commozione e banalità. Due recenti film francesi hanno per soggetto un episodio meno noto della Shoah: la deportazione di migliaia di ebrei nel Velodromo d’Inverno, durante l’occupazione nazista di Parigi.

Venerdì 11 gennaio

BENT

(Inglese – subtitle italiano)

Un film di Sean Mathias,  con Clive Owen, Lothaire Bluteau, Ian McKellen, Nikolaj Coster-Waldau, Mick Jagger, Brian Webber, Jude Law, Gresby Nash

Drammatico, durata 105 min.. – UK, Giappone 1997

Tratto dall’omonima piece teatrale di Martin Sherman. Nella Berlino nazista cominciano le deportazioni. Il destino di Max, omosessuale recluso come ladro, si incrocia con quello di Horst deportato come omosessuale. Con due splendidi camei di Mick Jagger in drag e di Ian Mac Kellen. Contiene anche una delle prime apparizioni di Jude Law. E’ uno dei pochi film che testimoniano l’olocausto degli omosessuali. E’ ambientato nel 1934, in una Berlino, fino a quel momento, estremamente decadente e libertina, dove, rampollo di buona famiglia e convivente con un ballerino, Rudy, una sera rimorchia un bellissimo militare delle SA conosciuto in un cabaret. Quando quest’ultimo, il mattino dopo, viene ucciso brutalmente sotto i loro occhi dalle SS,(è di quell’anno l’epurazione del corpo delle SA, culminata con l’assassinio del suo comandante, Roehm, notoriamente gay), comincia la loro fuga, sperando di oltrepassare il confine e abbandonare la Germania. Purtroppo vengono ben presto catturati e deportati in un campo di concentramento. Rudy non riuscirà ad arrivare a destinazione. Max, che rinnegherà la sua natura omosessuale e si fingerà ebreo, “perché gli omosessuali sono considerati peggio degli ebrei”, si innamora di Horst, che non nasconde la sua omosessualità e al contrario porta senza vergogna il suo “triangolo rosa”. insieme cercheranno di sopravvivere nel campo di concentramento.

Sabato 12 gennaio

AU REVOIRE LES ENFANTS

(Francese, sutitles italiano)

Un film di Louis Malle. Con Gaspard Manesse, Francine Racette, Raphael Fejito, François Berléand, Irène Jacob.Drammatico,  durata 103 min. – Francia ,1987.

C’è una fotografia estratta da quel cumulo di dolore e di devastazione che è ormai Sarajevo che mi ha fatto pensare all’atmosfera intensa e fragile di Arrivederci ragazzi. C’è un bambino su un pullman, uno di quelli che ha portato via i ragazzi e le donne. Quel bimbo piange, le mani appoggiate al vetro del pullman. Dall’altra parte si vedono delle dita grosse, che cercano, attraverso il finestrino, quelle piccole mani. […]

Venerdì 18 gennaio

ROZA

(Polacco, subtitle italiano)

Un film di Wojciech Smarzowski, con Marc Lavoine, Marie-Josée Croze and James Thiérrée

Drammatico, durata 90 min. – Polonia 2011

Un amore nato durante la guerra

Sullo sfondo di un paesaggio devastato dalla guerra, dove la speranza è diventato uno strumento di propaganda, l’amore è nato tra un soldato polacco la cui vita è stata distrutta e la vedova di un uomo tedesco.

Sabato 19 gennaio

LA RAFLE

(francese- subtitle italiano

Un film di Rose Bosch. Con Jean Reno, Mélanie Laurent, Gad Elmaleh, Raphaëlle Agogué, Hugo Leverdez

Drammatico, durata 115 min. – Francia, Germania, Ungheria, 2010.

Fatti che il cinema francese non ha mai affrontato con tanta forza

Giancarlo Zappoli

1942. Estate. Dopo l’invasione da parte delle truppe della Germania hitleriana gli ebrei sono stati prima obbligati a portare la Stella di David sugli indumenti, e poi sono stati progressivamente esautorati dai loro impieghi e impediti ad accedere a scuole e luoghi pubblici. Ma ora Hitler ha deciso di procedere allo sterminio di massa e vuole che il governo collaborazionista insediato a Vichy gli procuri dalla sola Parigi almeno 20.000 dei 25.000 ebrei residenti. I suddetti verranno dapprima condotti in campi di raccolta in territorio francese e poi, una volta ultimati i lavori per i forni crematori nei lager, avviati a morire. Il maresciallo Pétain aderisce senza difficoltà alla richiesta e la notte del 16 luglio (i tedeschi avevano chiesto il 14 dimenticando la festa nazionale) la retata si svolge. Tredicimila uomini, donne e bambini ebrei vengono prelevati dalle loro abitazioni e portati nel Vélodromo d’Hiver, prima tappa del loro calvario.

Il punto di vista che il film assume è quello di alcuni bambini che vivono nel quartiere di Montmartre e, in particolare quello del decenne Joseph. Vogliamo concentrarci sull’invito a vedere il film superando l’atteggiamento che è stato purtroppo fatto proprio da alcuni di quelli a cui il produttore Ilan Goldman (forte del successo si La vie en rose) si è rivolto perché partecipassero all’impresa. “È storia antica”, “Non importa a nessuno”. Non è storia antica e la regista Rose Bosch è riuscita nell’intento di farcela percepire come purtroppo attuale. Intendiamoci: tutto è filologicamente coerente con l’epoca con cui si sono svolti i fatti. Fatti che il cinema francese non aveva mai affrontato con tanta precisa e documentata forza se non in un documentario televisivo e che ora riemergono come memoria del passato ma anche come monito sul presente.

La Bosch lavora su una tripartizione narrativa. Da un lato Hitler nel suo buen retiro del Berghof, dall’altro Pétain, Laval e i loro accoliti e, nel mezzo, le famiglie ebraiche colte nella loro quotidianità all’interno della quale sono stati inoculati ad arte (anche grazie al media più diffuso all’epoca, la radio) i germi del più irrazionale ma efficace disprezzo per l’altro. Alimentandolo con la ripetizione delle menzogne in modo da assuefare le menti all’idea della ‘normalità’ dell’emarginazione. Il film non accusa ‘i francesi’ tout court e anzi sottolinea il fatto che se dei 25.000 ebrei 12.000 sono sfuggiti alla retata lo si deve a parigini che li hanno aiutati mettendo a repentaglio la propria esistenza. Ma resta comunque impressa nelle retine la gestione dell’intera operazione da parte di uomini che non indossano le divise delle SS o della Wehrmacht ma quelle delle forze dell’ordine e militari francesi. Allora per quegli sguardi infantili diventa ancor più difficile anche solo tentare di darsi una spiegazione di quanto accade. Così quando si assiste alle scene delle migliaia di esseri umani ammassati con pochissime cure e senz’acqua nel Velodromo non possono non tornare alla mente le immagini dello stadio di Santiago del Cile dopo il colpo di stato di Pinochet.

Ma c’è un momento in cui si percepisce lo iato che si è insediato tra realtà e pregiudizio. Quando il dottor Sheinbaum (interpretato da un Jean Reno in cui solidità fisica e morale formano un tutt’uno) grida dinanzi all’ennesimo sopruso: “Non ne avete il diritto!” è la coscienza civile, è un’umanità vinta ma non piegata, è la Ragione che grida con lui. Ma in quello stesso istante lo spettatore ‘sente’ che si tratta di un appello irricevibile da chi sta dall’altra parte. Una parte per la quale la parola diritto ha perso qualsiasi valore, qualsiasi possibilità di confronto in cui essa torni a individuare un senso che sia davvero comune.

Chiediamoci se questo svuotamento di significati fondamentali non abbia trovato anche nella nostra società contemporanea una sua consistenza. Chiediamocelo riflettendo sulla risposta che ci siamo dati e ringraziando questo film per avere suggerito la domanda.

Venerdì 25 gennaio

COME AND SEE

(russo- subtitle italiano)

 Un film di Elemi Klimov. con Aleksej Kravsenko, Olga Mironova, Ljubomiras Lauviavicus 

Guerra, durata 145 min. – URSS ,1985.

Protagonista della dolorosa vicenda è un ragazzo di sedici anni, originario della Bielorussia, che vive la seconda guerra mondiale con lo strazio di un’adolescenza sprecata e la ferma convinzione che chi uccide deve pagare, perché nessuno ha il diritto di togliere la vita a un altro essere umano.

L’ordine apparente dell’esistenza umana viene spazzato via senza tante cerimonie dal tema dominante dell’opera di Klimov, la logica paradossale. E quale pretesto migliore del secondo conflitto mondiale per celebrare il Caos primigenio che può irrompere nell’ordine illusorio delle cose; equilibrio ingannevole che inevitabilmente degenera in un catastrofico paradosso ed obbliga l’umana ragione a ristabilire un ordine nuovo al cospetto di compiuti sconvolgimenti, dando vita ad un’ intraducibile logica dell’illogico. “Và e vedi”, un film psichedelico, dove per la prima volta in una pellicola di guerra -in una via di mezzo tra narrazione e documentario- il regista prende lo spettatore per mano e lo conduce dritto dritto nell’orrore dello sterminio di massa, nel dolore insopportabile della perdita, nel dramma esistenziale del giovane Alek che sembra perdere la ragione di fronte a tale abomino. L’abilità di Klimov è quella di farci percorrere lo smarrimento del protagonista invitandoci ai suoni di sottofondo, agli odori delle campagne e del sangue, alle visioni apocalittiche che miscelate danno una sconcertante dimensione della tragedia psicologica di un uomo che è anche quella di tutto il genere umano. E il dramma di questa guerra sembra ammonirci sulla crudeltà della vita, la caducità delle cose che sembrano certe, al Caos che si nasconde dietro l’angolo in attesa di ristabilire il suo pur breve dominio, distruggendo qualsiasi forma di logica apparente. Và e vedi sembra dire Klimov allo stesso spettatore, catapultandolo nei campi di battaglia e fargli rivivere dal di dentro gli odori, i suoni, i colori di un epoca che induce l’uomo a interrogarsi sui significati primi e ultimi della vita stessa. Sconvolgente.

Sabato 26 gennaio

IL CIELO CADE

(italiano)

Un film di Andrea Frazzi. con Gianna Giachetti, Isabella Rossellini, Jeroen Krabbe, Barbara Enrichi, Antonio Frazzi.

Drammatico, durata 94 min. – Italia, 2000

 

I fratelli Andrea e Antonio Frazzi, da tempo registi teatrali e televisivi, hanno esordito sul grande schermo con Il cielo cade, un film liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Lorenza Mazzetti, sceneggiato da Suso Cecchi D’Amico, una colonna portante del cinema italiano a livello di scrittura. Nonostante l’inevitabile frammentazione dal libro al grande schermo, il film dei Frazzi ha il grande merito di ricostruire con certosina precisione la villa dei coniugi Einstein, un’isola felice nel mezzo della guerra, un ambiente di straordinaria vivacità intellettuale ed artistica in cui arrivano le nipotine Penny e Baby, divenute orfane e quindi affidate ai parenti più prossimi: è dalla prospettiva di Penny, in particolare, che vivremo in presa diretta l’estate del 1944. […]

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