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Via San Romano 1 Firenze
CINEMANEMICO 2012-REPORT-IAMO LA GUERRA
Categories: CinemAnemico

CASA DEL POPOLO DI SETTIGNANO

                                                                        VIA SAN ROMANO 1 FIRENZE

 

RASSEGNA DI CINEMA POCO VISIBILE……….

Apericinema       20.00

             Proiezionefilm     21.30

REPORT-IAMO LA GUERRA

( La verità è la prima vittima della guerra )

 

Quanto di vero e quanto di falso c’è nell’informazione?

 

 

VENERDÌ 17 FEBBRAIO 21.30

CECENIA

 (italiano)

 

Un film di Leonardo Giuliano

con Gianmarco Tognazzi, Bruno Armando, Hristo Mutafciev, Desislava TenekedjievaDrammatico,durata 95 min.Italia, 2006

Cecenia è la storia del reporter di guerra Antonio Russo, ucciso a Tblisi il 16 ottobre 2000.

Settembre – Ottobre 2000: Antonio Russo intraprende un ulteriore viaggio verso la Cecenia; da Tblisi attraverso le montagne Cauconiche per raccogliere documentazioni e testimonianze di una guerra in atto di cui si parla poco. Suo compagno di viaggio è Luca Brivi giornalista italiano, opportunista ed ambiguo. I due intraprendono una spedizione fortunosa con i partigiani ceceni, dalla Georgia verso il territorio ceceno che sarà vanificata da un attacco dell’esercito russo dovuto a una delazione, nonostante tutto Antonio Russo riuscirà a raccogliere delle drammatiche documentazioni degli orrori che si compiono in quella terra, ma qualcuno gli impedirà definitivamente di diffonderle: Antonio verrà brutalmente ucciso il 16 ottobre.

 

La sorte dei film indipendenti in Italia è spesso segnata – specie quando trattano temi scomodi – da una cattiva distribuzione che li consegna rapidamente all’oblio. E’ il destino toccato a “Cecenia“, l’opera prima di Leonardo Giuliano, con la sceneggiatura di Aurelio Grimaldi e l’interpretazione di Gianmarco Tognazzi. La pellicola racconta la storia di Antonio Russo (interpretato da Tognazzi), il giornalista di Radio Radicale ucciso in Georgia nell’ottobre 2000 mentre indagava sui crimini commessi in Cecenia.”

VENERDÌ 24 FEBBRAIO 21.30

THE BANG BANG CLUB (inglese- subtitle italiano)

Un film di

Steven Silver con

Ryab Phillippe, Malin Akerman, Taylor Kitsch, Neels Van Jaarsveld,  Frank Rautenbach.

Drammatico, durata 106 min.

Canada, Sudafrica, 2010

The Bang Bang Club è la storia di quattro giovani fotografi di guerra – Greg Marinovich, Joao Silva, Kevin Carter e Ken Oosterbroek – legati dall’amicizia e dal comune intento di raccontare la verità. I quattro giovani rischiano la vita per raccontare al mondo le brutalità e le violenze che insanguinarono il Sud Africa nei primi anni ’90, ultimo periodo del potere bianco precedente la scomparsa dell’apartheid. In questo intenso periodo politico i quattro fotografi produssero i loro lavori migliori (due di loro vinsero il Pulitzer) ma pagando un duro prezzo. Il film è tratto dal libro “The Bang-Bang Club: Snapshots from a Hidden War”, scritto dagli unici due sopravvissuti del gruppo (Marinovich e Silva) e mette in evidenza la questione morale e i pericoli connessi con il tentativo di documentare la verità.

CRITICA

Qual è il ruolo del fotoreporter di guerra? Sono mercenari che si arricchiscono col sangue degli altri o testimoni che in prima linea documentano il non mostrabile per comunicarlo al mondo intero?

The Bang Bang Club narra la storia di un gruppo di fotografi che nel 1994 documentarono ciò che accadde in Sudafrica dopo la scarcerazione di Nelson Mandela, ovvero i violenti scontri fra le fazioni tribali appoggiate dal governo bianco.

Se all’inizio il regista fa un ritratto piuttosto superficiale dei protagonisti, dipingendoli come giovani assuefatti all’adrenalina, incuranti della loro incolumità per scattare una foto, bevitori, fumatori e donnaioli, dopo la prima ora si entra nel vivo dell’azione; sono testimoni attivi di un massacro e il loro scopo è di comunicarlo attraverso foto crude, vere in modo da attirare l’attenzione internazionale su questi eventi.

La pellicola pone domande critiche sulla loro attività; il loro intento è di documentare questo scempio attraverso le fotografie ma, una volta scattate, qual’è il senso concreto della loro opera? Non sarebbero stati più efficienti se in prima persona avessero aiutato i feriti, se avessero saziato i bambini denutriti e non si fossero limitati ad osservare dietro ad un freddo obiettivo? Interrogativi che hanno attanagliato le coscienze dei protagonisti (il film è tratto da una storia vera; due di loro vinsero il premio Pulitzer grazie a delle foto particolarmente scioccanti).

Lo stile è quello dei reportage, rapido con un buon ritmo, con un montaggio che cerca di ricreare l’ambiente bellico in cui erano immersi e si avvale di una bella fotografia, soprattutto nelle riprese del paesaggio sudafricano.

Da sottolineare il cast che presenta due interpreti in parte come Ryan Philippe (Cruel Intentions) e Malin Akerman nel ruolo della photo editor.

Anche se la confezione può sembrare da fiction, è un film interessante, che illustra con incisività ma senza l’ausilio di grande effetti l’orrore della guerra e le conseguenze che comporta a chi è costretto, non solo a viverla, ma anche ad assisterla con un senso di impotenza.

 

Venerdì 2 MARZO 21.30

TRIAGE

(inglese- subtitle italiano)

Un film di Danis Tanovic

Con Colin Farrel, Kelli Reilly,  Jamie Sives,

Paz Vega, Chirstopher Lee Drammatico, durata  96 min.

Irlanda, Francia, Spagna, 2009.

 

Mark e David sono due fotoreporter di guerra impegnati nei luoghi degli scontri fra iracheni e curdi sul finire degli anni Ottanta. Amici di lungo corso, hanno un approccio molto differente alla vita e al modo di concepire un’istantanea: David ricerca la bellezza delle forme anche nelle zone più martoriate, mentre Mark cattura ogni atrocità senza altro filtro che quello dell’obbiettivo della sua fotocamera. Quando il conflitto comincia a intensificarsi e il popolo curdo si prepara all’offensiva, David decide di tornare a Dublino, dove lo aspetta la moglie prossima a partorire, mentre Mark vorrebbe documentare il proseguire dello scontro da vicino. In seguito ad un incidente, Mark viene ferito e trasportato nel campo di soccorso dove l’unico medico presente, il dottor Talzani, decide chi vive e chi muore applicando un rigido triage, sistema di smistamento dei pazienti che prevede un colpo di pistola per i feriti più gravi. Una volta rientrato a Dublino, Mark porta con sé un progressivo decadimento fisico e psicologico causato da un ricordo che non intende far riemergere.

Il film “Triage” diretto dal regista Danis Tanovic, racconta l’inumanità della guerra dal punto di vista di un fotoreporter. Ambientato alla fine degli anni ’80 nel Kurdistan martoriato da Saddam, il film “Triage” racconta la storia di un fotoreporter che documenta la guerra cercando di non farsene coinvolgere, ma che si ritrova a fare i conti con la propria capacità di convivere con il dolore. Il film “Triage” si può scomporre in due parti principali: l’ esperienza della guerra del fotoreporter Mark (interpretato da Colin Farrell) nella fase pre e post-trauma. Nella prima parte del film “Triage” vengono affrontati gli orrori fisici della guerra, nella seconda parte del film vengono evidenziati gli orrori psicologici e i ricordi della guerra. Il tutto però non viene raccontato dal punto di vista di un soldato, ma dal punto di vista di un fotoreporter. Nel film “Triage” vengono esposte anche considerazioni sul ruolo dei media e sulle responsabilità occidentali della guerra. “Triage” è un film che offre una riflessione profonda sulla vita e la morte. “Triage” (dal francese: smistamento) è la pratica con cui negli ospedali si attribuisce un colore (rosso, giallo, verde e bianco) per indicare il livello di gravità del paziente ricoverato. Nel film “Triage” questa parola assume un significato molto più atroce e drammatico: il fotoreporter Mark Walsh (Colin Farrell) offre un reportage su un ospedale da campo curdo senza mezzi e medicine sufficienti, in cui il medico sceglie tra due soli colori, giallo per chi ha speranza di vivere, blu per chi non ne ha. Se il medico decide per il blu, allevia le sofferenze con un colpo di pistola

Venerdì 9 marzo 21.30

nema problema

(italiano)

    Un film di Giancarlo Bocchi

    Genere Drammatico

    Produzione Italia. (2004)

    Durata 96 minuti circa

 

 

 

Lorenzi, un famoso inviato di guerra, vuole scoprire a tutti i costi l’identità del misterioso “Comandante Jako”, ritenuto autore di gesti eroici ma anche di orrendi crimini. Non riuscendoci, il giornalista comincia ad inventare storie manipolando la verità. Bocchi, dopo il documentario “Morte di un pacifista” fa il suo dignitoso esordio al cinema con un film che affronta un tema importante come quello dell’informazione dai luoghi di guerra.

8 dei 14 documentari che G. Bocchi ha filmato e diretto prima di esordire nella fiction sono sulla Iugoslavia; i primi 5 realizzati nel 1994 a Sarajevo. Racconta, dunque, ciò che conosce bene. Scritto con Arturo Curà e Luigi Riva, anch’egli giornalista, è un film “dentro” la guerra. Che sia contro, è ovvio. 4 i personaggi principali legati tra loro da piccole verità, grandi menzogne, interessi. Ognuno usa, o cerca di usare, gli altri per i propri scopi, imposture, menzogne. È un film di azione quasi senza azione. È impregnato di violenza, ma senza combattimenti: l’unica uccisione in diretta è ambigua e in campo lungo. Sembra un film di viaggio, ma è di spostamento. Non ha né eroi né vincitori. È parlato, e mentito, in 4 lingue, ma non ha bisogno di sottotitoli. È un film dove il togliere è più importante del mettere, il non detto più di quel che si dice, il fuori campo più di quel che si mostra. Il sottotitolo è “La verità è la prima vittima della guerra”. Di tutte le guerre. Nema problema, non c’è problema. No problem è ormai una asettica formula anglo-americana di congedo o uno slogan pubblicitario. No hay problema si dice nei paesi dell’America Latina dove, anche in tempo di pace, i problemi sono infiniti. “Nella ex Iugoslavia è una suprema dichiarazione metafisica, pronunciata secondo l’umor nero che governa quella terra irrimediata.” Lo scrive Adriano Sofri che – con Ettore Mo e Bernardo Valli, giornalisti attendibili e onesti – è uno dei “garanti” della sceneggiatura desunta, pubblicata dal pugliese Piero Nanni. Antidoto ai film bellici di Hollywood (e altrove) in cui la guerra diventa spettacolo. Girato in Bosnia-Erzegovina.

 

INGRESSO LIBERO SOCI ARCI

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